venerdì 6 dicembre 2013

«È ARRIVATO IL MOMENTO DI APRIRE UN BEL DIBATTITO SUL RUOLO E SUGLI INTERVENTI DELLA FONDAZIONE CARIPIT, SUI SUOI TRASCORSI E SULLE SUE PROSPETTIVE»


di Fabrizio Geri [*]

«Cosa aspetta Tvl a organizzare un Canto al Balì su quella storia dei dieci milioni di euro di titoli Fresh che la Fondazione ha perduto a seguito del crack finanziario del Monte dei Paschi?»

PISTOIA. Errata corrige: mi ero sbagliato, a proposito del giardino dell’asilo Villa Capecchi in via degli Armeni.
La Fondazione Caripit ha elargito, per la sistemazione di statue artistiche al suo interno, la modestissima somma di 700 mila euro e non 260 mila come avevo denunciato a suo tempo.

DALL’ÈRA PACI
ALL’ARA PACIS


SOLO DUE PAROLE che staranno più strette di un 24 a chi porta una scarpa 52.
Geri mette il dito nella piaga: gli sprechi. E non solo quelli della politica – che già sono un assassinio del popolo – ma anche quelli delle Fondazioni, centri di potere e di condizionamento degli altri ai fini e agli scopi di chi muove le leve e dirige l’orchestra.
Lo abbiamo detto in questi giorni e lo riprendiamo qui: abbiamo parlato di bilancio-Paci taroccato sul versante dei Fresh (leggi qui), seguendo il filo del Corriere della sera. Ma due giorni dopo lo ha ribattuto e ribadito, questo taroccaggio, anche Il Sole 24 Ore, nella pagina di economia e finanza.
A Pistoia tutti hanno letto – anche il nostro post – ma tutti tacciono. Pistoia ama tacere…
Il civile senso della civiltà sta a Pistoia, ma solo sulle punte delle lingue e nelle prediche o da Tvl o da Palazzo di Giano. Tvl fa parlare – tradendolo – Papa Francesco; Palazzo di Giano va a scovare i filosofi nell’enciclopedia Treccani: le due facce della stessa medaglia.
Di fatto, qui si parla di Ivano Paci, una sorta di Augusto, primus inter pares ma sempre primus e che conta di più – anche perché conta soldi (pur se lo fa, come dice lui, secondo i princìpi evangelici).
Cosa aspettano anche quelli del suo collegio sindacale a muovergli delle precise osservazioni, dei chiari addebiti sul fatto che quel che dice il bilancio della Fondazione non è vero ed è, anzi, tutta un’invenzione culinaria da bombolone pieno d’aria?
Se anche non c’è il cosiddetto falso in bilancio, resta pur sempre una riprovevole mendace informazione su un patrimonio di oltre mezzo miliardo di euro (se non sbagliamo) che non ha affatto il valore che dice di avere, trattandosi di tutto un imballaggio di carte su carte che, se vendute all’istante, farebbero sgonfiare quel portafoglio come un soufflé all’apertura dello sportello del forno.
Si voglia o non si voglia, Pistoia è un guaio e un pasticcio. È una città anche da più di un 72.esimo posto: da fanalino di coda.
Insomma: è finita la comedia. Ora dall’Èra Paci si è già a tre quarti dell’Ara Pacis: aeternae è il caso di dire, cioè la defunzione.
E nessuno ha nulla da dire?
Edoardo Bianchini

[Questo intervento è pubblicato come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]
Lo avevo denunciato perché il mecenatismo è una giusta prerogativa dei privati, che magari hanno i soldi (penso alla collezione della villa di Celle di Giuliano Gori): le fondazioni bancarie devono invece, per statuto, rispondere a finalità culturali, sociali, di istruzione e ricerca scientifica a beneficio della collettività di riferimento.
Vorrei fosse chiaro che non è accettabile, che ci sia la crisi o meno, che questi centri di potere spostino arbitrariamente enormi volumi monetari a fronte di ricadute più che discutibili, senza mai stimolare significative esperienze locali nei vari settori o investire in particolari brand o eccellenze pistoiesi.
Credo che sia davvero arrivato il momento, in città, di aprire un bel dibattito sul ruolo e sugli interventi della Fondazione Caripit, sui trascorsi e sulle prospettive. Sarebbe un segno di maturità se le forze politiche, dalle ormai inesistenti categorie di sinistra, destra e centro fino a quelle che vanno oltre e fino ai renziani, della prima ora e dell’ultima per opportunità, e quelle sindacali, presenti dappertutto, si confrontassero serenamente e raccogliessero la sfida di occuparsi di come vengono destinate queste particolari risorse, troppo importanti per lasciarle a discrezione di una casta di burocrati nominati non si sa bene per quali motivi. 
Il rinnovamento e la nuova politica, che tanto vengono promesse e decantate sulla stampa e in televisione, passano anche e soprattutto da come si affronta questo tema.
Mi permetto di sottolineare che il mondo a me vicino dell’ecologismo farà un salto di qualità e tornerà in sintonia con la realtà appena tornerà ad occuparsi di questi fondamentali settori, visto che in politica nulla è più indicativo di dove vanno i soldi.
Si faccia intervenire nel merito, ad esempio, l’avv. Cecilia Turco, che ha corso alle primarie per sindaco di Pistoia e ricopre un ruolo di indirizzo nella Fondazione Caripit.
I beni comuni, tanto cari al centro sinistra, potrebbero trovare sinergie e potenziale sostegno proprio nelle sonanti milionate di euro che la Fondazione dell’evergreen Prof. Paci amministra annualmente per lo più nell’indifferenza dell’opinione pubblica.
Cosa aspetta poi  Tvl a organizzare un Canto al Balì su quella storia dei dieci milioni di euro di titoli Fresh che la Fondazione ha perduto a seguito del crack finanziario del Monte dei Paschi?
Invito il Consiglio Comunale e i tanti concittadini che condannano la finanziarizzazione dell’economia neoliberista, quella dei poteri forti, delle speculazioni, che non mette al centro né l’uomo né il lavoro, a prendere posizione su un fatto tanto avvilente per la collettività.
La politica deve tracciare le priorità generali del territorio, un modello sociale e culturale locale, e non è possibile che ci sia un altro centro di potere con la propria politica culturale, con i propri piani triennali d’investimenti, i propri sprechi etc.: è una contraddizione vera e propria! Ormai, e lo dice la statistica de Il Sole 24 Ore che fotografa la mortificante situazione di Pistoia, non è più tempo per i protagonismi o per indirizzare risorse economiche secondo logiche, nella migliore delle ipotesi, arbitrarie e autoreferenziali  (fontana Buren, collezioni artistiche non fruibili, eventi spot tipo i Dialoghi sull’Uomo, statuine dell’asilo Villa Capecchi…).
Mi aspetto che, passata la grande sbornia dei  congressi o delle primarie dei vari schieramenti, il fervore e la partecipazione di chi sogna una società più giusta si possano indirizzare su queste concrete questioni che riguardano direttamente il rilancio o il definitivo collasso della nostra realtà.

[*] – Cittadino del mondo
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[Venerdì 6 dicembre 2013 | 18:16 - © Quarrata/news]

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