martedì 8 ottobre 2013

MA «LA MADONNA NON AVEVA UN BLOG»…


di EDOARDO BIANCHINI

Una domanda al proposto di Agliana destinata a restare senza risposta?

AGLIANA. Non voglio credere che sia vero quello che mi hanno riferito alcuni fedeli del proposto di Agliana, don Paolo Tofani: che il prete, per ben quattro volte, durante la messa di domenica scorsa, 6 ottobre, abbia ripetuto la biblica verità secondo cui «La Madonna non aveva un blog».

Non voglio crederlo in primo luogo per la banalità dell’enunciato e perché Paolo non può essere così banale da cadere in ovvietà di questo genere: ma, in secondo luogo, non voglio crederlo se finalizzato – come invece mi riferiscono – a dimostrare (senza elementi probanti, però) che i blog sono solo merda e fango, fango e merda; e, in questa denegata ipotesi, Paolo, un prete, un sacerdote, un unto del Signore, avrebbe commesso (secondo la sua stessa dottrina) uno dei peccati peggiori che si riscontrino all’interno della sua fede religiosa, quello della superbia che condanna, anche e soprattutto, in assenza dell’imputato; quella stessa superbia (se lo richiami alla mente) che fece sì che Adamo fosse preso a calci in culo e buttato fuori del Paradiso terrestre perché, mangiando quella mela maledetta e pensando di appropriarsi della scienza del bene e del male, aveva spiritualmente sputato in un occhio a Dio Padre.
A meno che lui, don Paolo – come nel caso della figura del “correttore morale” – non creda affatto: o creda che la cacciata dall’Eden sia solo una favola e una battuta popolare da Crozza impudico o da giovane Benigni.
Ed ecco, allora che chiedo ufficialmente e formalmente a don Paolo, il prete, il sacerdote, l’unto di Dio, l’investito di un compito di guida morale (a cui non crede per sua stessa ammissione…), e al tempo stesso al suo Vescovo Mansueto, se quello di cui sto parlando è vero, è successo, è stato detto in Chiesa, ad Agliana, durante la predica; o se è invece una pura invenzione di suoi avversari e nemici malevoli.
E, nel caso che davvero don Paolo, il prete, il Sacerdote, l’unto di Dio, l’investito di un compito di guida morale di una collettività, abbia detto e fatto questo per screditare il blog Quarrata/news, gli chiedo pubblicamente, com’è nel mio stile, di riflettere, pubblicamente come deve essere nel suo, sulle sue sacre scritture, specie sui versetti di Matteo che dicono «se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull’altare (e don Paolo stava celebrando la messa) e lì ti ricordi (e lui se ne ricordava, evidentemente: se citava il blog del fango…) che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono».
Rifletta, don Paolo, il prete, il Sacerdote, l’unto di Dio, l’investito di un compito di guida morale di una collettività. Si chieda se è mai venuto a parlare, a dire, a spiegare, a interloquire, lui, prete e perfino democratico, con una delle principali libertà democratiche della storia (quella dell’articolo 21 della Costituzione) o se, invece, si è semplicemente limitato ad affermare (come uno che tira il “sasso evangelico” e nasconde la mano) che quello che è stato detto o scritto sulla Misericordia – da cui lui sembra molto dipendere – è non vero e offensivo, oppure se tutto quello che è stato portato a conoscenza dei suoi ‘confratelli aglianesi’ altro non è che la verità storica discendente da tre cause disastrosamente perse e non appellate dal Presidente eterno della Confraternita medesima.
È inutile che don Paolo venga dirci che «La Madonna non aveva un blog. È inutile che lo ribadisca per dimostrare la sua tesi che questa tecnologia è pessima e pericolosa: e lo è, se apre gli occhi alla gente.
È fin troppo facile ribattere a don Paolo, il prete, il Sacerdote, l’unto di Dio, l’investito di un compito di guida morale di una collettività, che nemmeno Pio IX aveva il cellulare, mentre lui, don Paolo ce l’ha: il cellulare che può essere, come tutto in questo mondo, un instrumentum diaboli.
Ed è fin troppo facile ribattere a don Paolo, il prete, il Sacerdote, l’unto di Dio, l’investito di un compito di guida morale di una collettività, che il suo vescovo aveva il blog, anche se poi non lo ha mai utilizzato; che il Papa (non solo questo, ma anche quello di prima) twitta regolarmente, eccome!; e che il direttore della Civiltà Cattolica, padre Armando Spadaro, è il teorico della … cyberteologia (e vedi anche qui). Basta, questo, per dimostrare che… loro sono tutti santi e noi siamo solo dannati?
E il “prete progressista” don Paolo Tofani, il sacerdote che ha tenuto – mi dicono – la kefiah sull’altare, quello ‘aperto al mondo’, non riesce a ricordare il suo dovere (o non ci crede?) di andare dal fratello, di parlare con il fratello, ma chiama a raccolta i suoi e li malpredispone contro la stampa e chi, con le sue domande, riportando fatti certi e non chiacchiere, mostrando documenti e testimonianze (sarebbe stato meglio se don Paolo fosse venuto al Moderno il 13 febbraio! E meglio che fosse venuto anche il maresciallo Cataldo!) ha cercato di far vedere a tutti gli aglianesi un capitolo per niente chiaro della vita della Misericordia a lui cara e da lui mai corretta?
E come legge, don Paolo, il versetto di Giovanni (14, 6) in cui il suo Maestro – quello di cui don Paolo parla, ma evidentemente poco imita – afferma «Ego sum via, veritas et vita»?
Credo che don Paolo – pur se in perfetta buonafede – stia sbagliando a tutto tondo: e in primo luogo stia dimenticando che, proprio perché prete (semel sacerdos, semper sacerdos, chi è prete non smetterà mai di esserlo) e non perché solo uomo, ha doveri più specifici e gravosi degli altri: e in primo luogo quello di seguire le impronte dei suoi ispiratori, ricordando, magari, come Francesco partì e andò dal sultano per parlare e parlarci, compiendo l’obbligo del suo dovere.
«Peccato davvero: anche perché in questo modo, almeno alle persone attente (purtroppo poche), don Paolo fa diminuire il valore delle sue giuste parole contro le mafie, le illegalità, le ingiustizie», mi scrive un fedele.
Peccato davvero, perché don Paolo non si è ricordato che la sua fede gli impone, se qualcuno lo schiaffeggia (cosa che, peraltro, nessuno ha mai fatto), di porgere l’altra guancia, non di sferrare un cazzotto, né di sputare in faccia all’offensore (Luca 6,27-38). Almeno così dice il Vangelo.
E don Paolo lo ha forse fatto?

[Questo intervento è pubblicato come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]

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[Martedì 8 ottobre 2013 | 12:15 - © Quarrata/news]

7 commenti:

  1. https://www.youtube.com/watch?v=CRyIkdxKARY

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  2. Caro dott. Bianchini, non ci conosciamo... mi presento: sono Leonardo Marini amico di Alessandro Romiti e parrocchiano di Don Paolo. Vado al dunque... Credo che lei si debba dare una calmata!
    Me lo dice la mia sensibilità di osservatore esterno alla vicenda. Non capisco l'accanimento verso la figura di Don Paolo, o meglio, con un po' di malizia potrei capirlo, ma non voglio pensare che lo faccia strumentalmente per attirare attenzione verso il suo blog. Ripeto, abbassi i toni e usi più rispetto verso persone che lei non conosce! Se le interessa che persone libere, la continuino a stimare, la smetta di usare giudizi all'ingrosso conditi di tanta blasfemia e rivolga -se vuole- la sua attenzione verso i problemi più incombenti delle nostre realtà, -come in talune occasioni fa-; ma la smetta di gettare fango su una figura che, malgrado il suo fardello di peccati, fa tanto del bene alla comunità (e mi creda questo lei non lo sa!). Mi fermo qui, perché c'è un detto che dice che ogni parola in più del dovuto è del diavolo!
    Leonardo Marini

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    1. Gentile Leonardo Marini,
      è vero, noi non ci conosciamo, però, come vede, la sua opinione di lettore è sacra e, contrariamente a quanto dicono, in maniera erronea e strumentale, certi suoi confratelli parrocchiani, viene qui pubblicata senza tagli e censure.
      Quanto, però, al suo consiglio di abbassare i toni, pur apprezzando vivamente la sua trepida, affettuosa cura spirituale nei miei confronti, mi sento purtroppo spinto a declinare cortesemente l’invito.
      Non sono – vede? – suo figlio: né vedo blasfemia che non sia quella di chi pretende di sedere su un pulpito di carta a far prediche agli altri senza però seguire lui stesso, in prima persona, le regole del suo gioco; quelle che si è scelto da sé.
      Circa le sue parole sul maggior rispetto che dovrei portare verso “le persone che non conosco” (e allude a don Paolo, credo), mi scusi, ma rientrano proprio – con rispetto parlando – in quelle “parole in più” che sono del diavolo, come lei sottolinea con così tanta certezza.
      Paolo è, infatti, cresciuto con me ed è venuto a scuola con me (elementari e medie). Addirittura durante le medie, che abbiamo fatto per due anni a Poggio a Caiano, i nostri genitori (mio padre Lamberto; il dottor Alberto Zappelli, direttore della Cassa di Risparmio; Giovambattista Tofani, padre di Paolo, e Ottorino Nannini, padre di una nostra coetanea e amica) si davano il cambio a turno per venirci a prendere in macchina all’uscita, dato che non c’erano pullman del Copit (ma allora, 1958-59, era Saca) che ci riportassero a Quarrata a un’ora decente.
      Gli alimentari, in casa mia, li compravamo in buona parte alla bottega del babbo di Paolo, in via Fiume a Quarrata.
      Siamo stati chierichetti insieme dal proposto don Aldo Ciottoli e servivamo – oda e stupisca! – la messa a don Enzo Benesperi, il parroco della Stazione di Montale: quindi – mi permetta – ma, come vede, lei sta sbagliando proprio tutto, sa?

      Edoardo Bianchini

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    2. CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE NEI COMMENTI DEL POST SU «LA MADONNA NON AVEVA UN BLOG»

      Appena ho letto il commento di Leonardo Marini, l’ho chiamato, per chiedergli se era stato lui a scrivere il pezzo firmato “Pippopippi” (vista la ridicolezza della sue predicazioni) e che ci ha permesso di pubblicare l’eccezionale post sulla Gabanelli, ovvero sulla conduzione “particolare” della vicenda Mise.
      Leonardo, si è detto sconcertato, ma ha ammesso che ha parlato con il “padron del baccellaio” e il vice presidente Bruchi. Questi lo hanno subito rassicurato su un fatto dato da loro per certo: rimuovendo i due Mangoni dagli incarichi di progettisti, avrebbero assicurato un risparmio notevole nella nuova costruzione della Mise. Peccato che la Misericordia di Artioli abbia poi perso, con questa operazione-Mangoni, mezzo milione di € in tribunale!
      La versione-risparmio è riportata anche dal socio Enzo Mariotti, ma nessuno dice e conosce, perché Artioli (e nessuno dei suoi) ha mai dichiarato pubblicamente a quanto ammonta la parcella dell’Ing. Ortu e le varianti previste dall’opera dell’appaltatrice CMSA.
      L’Ing. Ortu – tanto per chiarezza e per ricordarlo agli scettici – è quel tecnico che, appropriatosi del progetto dei Mangoni, lo rifirmò come se fosse suo e opera del suo proprio ingegno: e dovette perciò patteggiare per non essere radiato dall’albo degli ingegneri. Ecco gli uomini dell’Artioli all’azione, cari concittadini bene informati sui successi della Misericordia!
      Insomma una versione unilaterale e illogica, non supportata né da documenti né da informazioni certe: proprio come si usa nella gestione artioliana della Misericordia.
      Ma Leonardo non ha saputo rispondere ad altre domande:
      – Come mai la sig.ra Adele non è stata ancora ammessa a socia?
      – E che ne sarà dei volontari “congelati” e in attesa di ammissione o meno?
      – Come mai le iscrizioni sono bloccate dal 2008?
      – Perchè Artioli è stato autoriconfermato in regime di “prorogatio” per oltre dieci anni?
      – Perchè don Paolo, non ha replicato e smentito al comunicato di Artioli sul “Tirreno” (7.7.13) che lo riconfermava “correttore morale” fino a tutto il 2013? Non è, ciò, in contraddizione con le dichiarazioni riportate nel suo comunicato alla parrocchia del 17.2.13?
      – E don Paolo, quale correttore morale (funzione a cui non crede) e presidente della Commissione elettorale, ha firmato o no la “lista bloccata” dei candidati al consiglio eletto il 22.6.2012?
      A questa domanda, nessuno sa rispondere, nemmeno il socio dott. Santini, perché quel documento i “misericordiosi” di Artioli non lo hanno mai esibito.
      Leonardo ha detto che “non sapeva”, che non “aveva tempo come me” (per studiare le carte) e che comunque, io dovevo capire – come disse la Cipriani in una mia intervista – che “la Mise è sempre stata un circolo privato” e quindi, non mi “devo sorprendere se ci sono molti cittadini che sono esclusi dalla compagine dei soci – aggiungendo loquacemente che “anche questa è politica”!
      Sconcerto e delusione si sono riversati in me. Non so se sono rimasti nell’animo del mio concittadino che comunque, non sembra avere, come me, interesse per protestare per la perdita da mezzo milione per cause perse, “perdonata” dal parroco piuttosto comprensivo e ignorata dalla comunità inerte alle notizie di un così poco intelligente, inutile spreco.
      Al momento opportuno, da questo blog scomodo che tanta noia dà perché informa davvero, potremo (e lo faremo senz’altro perché non saranno certo le minacce di Artioli a fermarci) riferire come e perché la Misericordia di Artioli è un “circolo privato”: e, state sicuri, ristretto a pochi.
      Su questo, siamo entrambi d’accordo, sia io che Marini: è dimostrato.
      Ma Agliana democratica, purtroppo, è proprio questa!
      Alessandro Romiti

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  3. Caro Alessandro, vedo che hai reso pubblica, senza preoccuparti di chiedermi il consenso, una conversazione telefonica privata fatta su vari argomenti. Quando parlo con te vorrei pensare di avere davanti una amico che sa distinguere una conversazione privata da una conversazione pubblica. Poi non ti chiedere come mai "tutti ce l'hanno con te..." Ti prego di non farlo più in futuro, grazie!
    Devo a questo punto chiarire la mia posizione sugli argomenti sui quali sono stato tirato in ballo. E' vero... non so rispondere a molte delle domande che hai fatto, perché purtroppo non ho molto tempo da dedicare in questo momento della mia storia personale, alla vita sociale e politica del mio territorio - come ho fatto per oltre dieci anni in passato-. Prendendo per buono tutto quello che dici, posso confermare che è vero che non mi piace molto la linea di una misericordia che accetta i nuovi soci solo con "preventivo assenso". La vicenda di Adele che io conosco e stimo, se è confermato che non è stata ancora accettata tra i soci, mi lascia molto amareggiato. Voglio pensare che la nostra confraternita sia accogliente verso tutti anche verso chi non la pensa allo stesso modo. Però voglio dirti pubblicamente -se tu lo consentirai pubblicandolo- quello che ti ho ripetuto privatamente. Non condivido i modi i toni e le sedi in cui hai mosso le accuse, siano esse fondate o meno- Ritengo che il blog non sia la sede appropriata di confronto serio e profondo dei problemi di un'associazione privata. Ritengo infine che sia legittimo non partecipare, se uno non lo desidera, a questo dibattito in questa sede. In più, credo che sia profondamente ingiusto violentare il privato di una persona sbattendola contro la propria volontà sui blog, come è stato fatto nel caso di Don Paolo.

    In risposta al prof. Bianchini...
    Il mio intento, non era intervenire nel dibattito "misericordia", ma sull'articolo di cui sopra, che io ritengo oltraggiante e in centri tratti delirante, condito qua e là di frasi sarcastiche che poco rispettano la sensibilità in primis di Don Paolo e poi di una comunità che vuol bene a Don Paolo come pastore che sta facendo bene alla comunità aglianese. Per questo continuo a consigliare -ancorché inascoltato- di abbassare i toni!
    Lei ha detto che io non sono suo padre..., ma se un buon consiglio, non viene dal padre, ma da un figlio, da un amico, o da un lettore, rimane un buon consiglio!
    Leonardo Marini

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    1. Sull’importanza dei blog come strumenti di informazione, si veda: «Financial Times, il direttore Lionel Barber scrive ai suoi giornalisti: “Il web al centro. O si cambia o addio”» a questo link http://www.huffingtonpost.it/2013/10/10/financial-times-lionel-barber_n_4076674.html?view=print&comm_ref=false

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  4. Può piacere o meno, ma un blog guidato da un giornalista professionista (che come tale risponde alla deontologia professionale e alle leggi che regolano la materia) è comunque un organo di informazione.

    Abituati come siamo, specie noi che abbiamo una certa età, alla carta stampata e ai suoi ritmi, spesso troviamo difficile rapportarsi con ritmi e stili di un blog e dell'informazione via web. Ma il web sta rivoluzionando davvero, e sul serio, stili e contenuti dell'informazione. Piaccia o meno.

    Qualunque sia la piattaforma usata, quando un giornalista fa informazione (e non sempre l'informazione giornalistica può essere addomesticata o ... piatta), specie se fa informazione grintosa e di inchiesta pubblicando atti e documenti, c'è un solo modo giusto, efficace e civile per rapportarsi: fornire risposte, far parlare la trasparenza, non chiudersi dentro mura che prima o poi tanto si crepano, aprire porte e finestre.

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MODERAZIONE DEI COMMENTI

Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
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