di Alessandro Romiti
AGLIANA-PIANA. Con un recente sentenza della cassazione
è stato ri-stabilito (incredibilmente,
c’è stato bisogno della Suprema Corte per affermarlo!) che la Tia – esosissima
tariffa di igiene – è un “tributo” e che quindi, non potrà essere assoggettata
all’Iva.
La lettera con
cui Giorgio Tibo – presidente del Cis, già sindaco di Montale – accompagnava l’introduzione
della nuova Tia (era il 2005) in sostituzione della Tarsu (Tariffa Rifiuti
Solidi Urbani) è stata recuperata per farne un’esegèsi accurata, apparendo un
documento illuminante per come dimostrativo della tracotanza di certi
amministratori, anche diventata uno stile proprio e diffuso caratterizzante gli
inceneritoristi tutti.
Il comportamento
tenuto da Tibo è stato peraltro dimostrato, nei fatti, dalla condanna nella
funzione di responsabile dell’inceneritore di Montale e per il danno ambientale
causato alla cittadinanza, concluso nel processo Tibo-Cappocci, con sentenza del
Tribunale di Pistoia del 29 febbraio scorso.
Tutti gli
amministratori inceneritoristi, sono soliti “esporre” e non “confrontarsi
democraticamente”: sia che si parli di ambiente, ovvero di salute, sia che si
parli di aspetti economici del trattamento dei rifiuti, ovvero di Tia, e
questo, è finalmente il momento del caso di interesse.
Tibo è
categorico e determinato nel testo-Tia (vedi prima foto) ai cittadini: dopo una
serie di formali considerazioni istituzionalizzanti,
giunge la più determinata proposizione, intrisa di un periodo presupponente e autoreferenziale
che oggi viene ricacciato al mittente in toto dallo stesso Ministero dell’Economia: “Nella fattura è indicato il meccanismo di
determinazione dell’importo da pagare”.
Peccato che l’indicazione
di modo, non prevedesse la corretta
interpretazione della legge e/o dei suoi errati effetti, che hanno inficiato la
qualità dell’imposizione oggi dimostrata e dichiarata illegittima.
Ancora arriva la
nèmesi che – tardivamente, quanto inesorabilmente – s’abbatte sulla canna
fumaria, pardon, sui responsabili di
un’iniziativa amministrativa spregiudicata che, per i suoi effetti
moltiplicatori – indotti dal
coinvolgimento della cittadinanza sugli effetti di un incasso “indebito” – sembrano causare una frana di dimensioni
economiche incontrollabili.
Il fiscalista Rag.
Baroncelli di Agliana, interpellato sull’argomento di una ventilata “rivalsa” del
Cis srl sull’Amministrazione centrale del fisco, ha ben spiegato che tale
intenzione, come sempre richiamata dalle società emittenti delle bollette del
servizio rifiuti nei confronti del Ministero dell’Economia (il Cis diceva che
“nulla deve”, perché loro hanno versato l’Iva all’erario e quindi non intendono
restituirla!) non è praticabile. Il Ministero ha infatti statuito che le azioni
giudiziarie di restituzione della quota di “maltolto” vanno rivolte al gestore
(nel nostro caso, il Cis srl) e non all’amministrazione finanziaria. Ancora una
volta “Dura lex, sed lex”.
Ma quando
saranno chiamati gli amministratori “irresponsabili” a fare ammenda, riversando
le somme indebitamente tolte dalle tasche dei cittadini? Questi signori sanno
che la “responsabilità” non potrà essere una mera enunciazione di princìpi, ma
deve far seguire il tintinnìo delle monete?
La vicenda
appare grottesca quanto illuminante per la sua facile comprensione. Essa
richiede una lettura davvero superficiale e non professionalizzata, per capire
che un tributo (Tia) non potrà essere gravato da un’altra tassa (Iva).
Il buon senso,
avrebbe certamente suggerito che le società di gestione, all’epoca investite da
pesanti critiche e contestazioni, aspettassero l’esito di opportuni quesiti di
chiarimenti da proporre (responsabilmente e prudentemente) alle massime sedi
istituzionali competenti e, solo dopo, procedere nell’applicazione della – davvero anomala – tassa, se autorizzata.
Purtroppo in
questa Italia che si avvia alla Terza Repubblica, il potere pubblico si arroga
sempre il diritto di fare come crede: salvo prendere botte sonore e bastonate
di santa ragione.
Propongo dunque
all’attenzione di cittadini vessati e tartassati anche un modello-tipo per l’inoltro
della richiesta-diffida di rimborso.
Cliccare sull’immagine
per ingrandirla.
[Giovedì 4
ottobre 2012 - © Quarrata/news 2012]
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