lunedì 13 gennaio 2014

PESTE & CORNA. CASO NUTI, BERTINELLI PUÒ ANCHE CHIUDERE, MA LE COSE SONO QUELLE CHE SONO E NON CAMBIANO


di PAOLA FORTUNATI

Quando la politica non sa rispondere all’imperativo categorico morale

PISTOIA. Il clima, in consiglio comunale, si è acceso in modo sensibile, in particolare da un intervento della minoranza che ha informato tutti (!) del fatto che la Ge.Sat è sì un’impresa privata ma con un solo cliente: la Sanità Toscana (ciò ne fa un privato un po’speciale...).

LA POLITICA DI UN SINDACO
E LA SETTIMA LETTERA 
DI PLATONE


INTERVENGO di persona solo perché chi era presente al Consiglio mi riporta che il Sindaco, mio ex allievo, mi ha direttamente citato ricordando che mi legge, che mi segue e che – se non ho capito male – sono stato l’artefice del suo 60 sessantesimi di diploma liceale.
Chiarisco che agli allievi non si vuole mai male: tantomeno quando si bastonano, perché – forse – vorremmo che capissero cose che non arrivano ad afferrare. E si bastonano per il bene che vogliamo loro: altrimenti si ignorano e non se ne tiene né traccia né conto.
Devo, però, rifiutare – se in tali termini è stato presentato – il fatto che sia stato io la persona che gli ha dato o fatto dare quel voto: se fosse vero, significherebbe che in quel caso non sarei stato, come ero, l’ultima ruota del carro, come di solito un membro interno, più parafulmine che altro.
Detto questo e consapevole che Samuele mi ricorderà che il documento di cui sto per parlare è uno spurio (cioè un bastardo, molto probabilmente non di Platone), vorrei che una sera, mentre il Sindaco resta chiuso nel suo ufficio in Comune fino a tarda ora, egli mettesse da parte la lettera scarlatta che oggi teneva in mano e che parlava – come una denunzia oscura – del caso Nuti (lui e anche gli altri sanno di cosa parlo) e si dedicasse alla rilettura, lenta e meditata, della Settima lettera di Platone.
Anche se non è Platone a parlare, è pur sempre un filosofo: un saggio che ci racconta perché scappò dalla politica; per il medesimo disgusto che oggi hanno palesato – a quanto mi dicono – la dottoressa Breschi e Sforzi di Sel.
Quel saggio scappò perché vedeva che, tutti quelli che andavano al governo, non ci stavano per curare gli interessi della Repubblica, ma il loro “dèmone del potere”.
Ci rifletta Samuele. E forse, se capirà quello che gli sto suggerendo, potrebbe chiamare la signora Nuti e chiederle, con levità e gentilezza, di fargli trovare le proprie dimissioni sulla scrivania.
Questa, a mio parere di filologo, è filosofia: non certo ciò che il mio allievo ha fatto stasera in aula, mortificando non certo me – che non vivo e non voto e non ho interessi a Pistoia come altri che gli suonano tamburi, grancasse, fanfare, cembali e sistri –, ma i suoi elettori.
Quegli stessi a cui nessuno dà voce se non una povera, ma onestissima, rispettabilissima e rigorosa testata controcorrente
Edoardo Bianchini
Ma riprendiamo con ordine.
A inizio di seduta l’Assessore Nuti ha aperto rileggendo, con grande pacatezza, la sua replica già pubblicata sulle cronache locali in questi giorni. Niente di nuovo.
In questa lettera l’Assessore Nuti parla della figlia. Ora io credo che nessuno metta in dubbio la capacità della ragazza, la sua buona sorte, il fatto che quelli fin lì svolti fossero lavori precari e faticosi. L’Assessore Nuti ha proprio detto che la ragazza ha svolto anche lavori faticosi (mi ha colpito perché l’idea di lavori non faticosi mi suscita qualche perplessità).
No, non si tratta della figlia che, non importa nemmeno dirlo, ha diritto al lavoro ed alla migliore delle vite possibili. Si tratta della madre che è un Assessore, che sulla base di incarico fiduciario svolge la funzione di amministratore ai massimi livelli nei confronti di tutti i cittadini del Comune di Pistoia.
La signora Nuti, Assessore e prima di tutto mamma, in questo caso (e sempre), non può far assumere o far licenziare nessuno, nemmeno la propria figlia, ma non può nemmeno ignorare che chi assume la figlia (a qualsiasi livello del contratto del commercio che viene più volte ribadito essere solo un 5°...) ha a che fare direttamente con il suo assessorato (front-office ospedale).
Nel momento in cui le giunge la notizia dell’assunzione, non la mamma, ma l’Assessore chiede alla figlia di rinunciare, oppure rinuncia lei stessa a svolgere il proprio incarico fiduciario.
Nel corso degli anni che i gatti fossero bianchi o grigi non faceva differenza purché mangiassero i topi, oggi i topi ce li mangiamo da soli (mi concedo tale desolante licenza in nome del disgusto che i cittadini, quelli che conosco io, hanno sempre di più della politica e dei suoi interpreti).
Dopo l’intervento del Consigliere Bartolomei che ha ricordato la vicenda della moglie di Cesare (che deve apparire, oltreché essere, onesta), si sono incendiati gli animi, di certo quello della Consigliera Breschi che ha lasciato la seduta per eccesso di “disagio” nei confronti della politica che si stava manifestando sotto i suoi occhi, seguita a ruota dal consigliere Sforzi.
Il sindaco Bertinelli ha chiuso l’argomento, replicando a tutti, con grande fermezza e serietà.
Alla fine aveva le unghie sanguinanti (virtualmente, intendo).

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 13 gennaio 2014 | 19:53 - © Quarrata/news]

3 commenti:

  1. Proposta: il bar dove la sicuramente meritevole figlia della meritevole assessore x incrementare il volume d'affari,potrebbe fare come le tabaccherie dove si gioca al lotto, che espongono la quantità delle vincite effettuate . Un bel cartello con scritto: qui con un po' di fortuna e orecchio fatto un sei al Superenalotto della vita !!!!

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  2. Con tutti i ragazzi che ci sono in cerca di lavoro sai in quanti ci andrebbero ad origliare un po'!!!!!

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  3. Sì,torna in mente il contributo del sig. Caruso: lui parla di "tutela di privacy" del politico, ma evidentemente la confonde con le misure alle quali deve SEMPRE chiamarsi il politico per evitare il CONFLITTO di INTERESSI. Ciò detto, la tèsi addotta sulla natura privata della GE.SAT è la solita usata dalle amministrazioni di sinistra per pulirsi la faccia con le formalità: quando ci sono seccature si invoca la natura di società di servizio "pubblico" per tutte le altre porcate, diversamente si invoca la massima liberalità che spetta alle aziende "private" e che non sono soggette al controllo dei politici, vittime inconsapevoli. E comunque, la vicenda Nuti, potrebbe essere utile all'Eliseo: anche in Francia il presidente si dichiarerà "violato" nella sua privacy e protesterà per le denunce dei giornalisti?
    mDB

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