martedì 24 settembre 2013

NON SIAMO UN BLOG DI CRETINI


di EDOARDO BIANCHINI

La Breda? Un’azienda messa in mano ai politici-cavalletta

È DA QUANDO è scoppiato il caso Breda che andiamo ripetendo sempre la stessa cosa, che non si mette, un’azienda così, in mano ai politici, perché i politici sono come le cavallette: passano, rapano l’erba verde e lasciano in terra le stoppie, belle e secche e improduttive, e migrano altrove.
È da quando ci occupiamo della Breda, impoverita e imbastardita, di Vannino e di Bassolino, che andiamo ripetendo una cosa sola: che l’azienda sarà venduta, perché va venduta. E va venduta perché, ogni sole che si alza, anche d’inverno, anche sotto le nuvole, la Breda costa un milione di euro di guai, di danni, di risarcimenti per ogni tipo di errore civilmente rilevante. Volenti o no.

È da quando abbiamo iniziato a rifletterci sopra, che abbiamo scritto – anche rispetto a quel povero bimbo viceministro di Fassina, portato a Pistoia da Bertinelli, il Sindaco della città di tutti, ma ghettizzatrice dei rom – che la fine sarebbe stata logicamente e inevitabilmente questa. Poi ci auguriamo di sbagliarci.
Sappiamo perfettamente che i profeti stanno sul culo a tutti: assomigliano agli uccelli del malaugurio. Ma per chi sa ragionare con mente pura – come direbbe il Vico, che Bertinelli dovrebbe conoscere – le leggi dell’economia sono queste e non altre: vedono solo il profitto e non l’orrore delle perdite. E il Pd (partito democristiano, come già dice qualcuno) altro non vede che questo, per il fatto che, scoperto quant’è bella la finanza, ha tranciato, affettato, passato nel passatutto delle salsicce, quel patrimonio sociale che un vero Stato equilibrato e socialdemocratico riformista avrebbe dovuto salvaguardare con le unghie e con i denti: i servizi, la sanità, l’economia, la scuola.
Questo Stato, al contrario, ha abbracciato l’ottica del profitto ed eccoci a fine corsa. Perché la corsa finirà: Cassa Depositi e Prestiti di Fassina o no; quisquilie dei Fyra o no; cazzate dei politici o no. E la Breda, finora ostaggio di politici che ne hanno fatte di pelle di becco, finirà in mano ai becchini, spacchettata e dissolta. È questo, oggi, l’unico risanamento possibile.
Calamati, sul Tirreno, riflettendo sulle chiacchiere di aria fritta dei sindacati, sottolinea il passaggio «Nel caso, infine, di una vendita, i sindacati confederali “ritengono indispensabile che AnsaldoEnergia e tutto il trasporto ferroviario non vengano ceduti a terzi senza garanzie su occupazione, tutela del patrimonio tecnologico, industriale e di competenze”» e ammicca alle garanzie per l’occupazione.
Sono le solite cose che si dicono per tener buona la mandria: l’ottica del profitto è quella stessa che ha portato alla costruzione del San Jacopo, per i cui dipendenti del bar erano state date le più ampie garanzie: ma sono ugualmente finiti a casa. E non erano che pochi euro: immaginatevi gli interessi di milioni e milioni – e alla fine di miliardi – della Breda!
Non si dà un’azienda così in mano ai politici, peggiori delle cavallette.
O altrimenti l’azienda finiranno in mano – come ora sta accadendo – agli spacchettatori, che la faranno a pezzi come Edward in Pretty Woman, senza però finire in favola come nel film: perché le favole, fra gli squali della finanza, non si incarnano mai.
Possiamo essere odiosi (perché diciamo a tutti, e in faccia, la verità), ma non siamo un blog di cretini.
I cretini sono altrove. E sono quelli che credono che, in un mondo della fine come questo, si possa ancora continuare a sperare che, dinanzi a un default di Stato, anche Letta (povero bambino col fiato grosso pure lui) possa e voglia trovare quattrini da buttare nel sifone inghiotti-tutto della Breda, caricandoli, in tasse ammazza-tutti, sul groppone degli italiani dissanguati, depauperati, disoccupati e trasformati in pezzenti da questa classe politica inerte e inutile che crea nuovi Senatori a vita, ma non decide su niente.
L’era dei Vannini e dei Bassolini è alle nostre spalle.
Davanti c’è solo il cimitero.

[Questo intervento è pubblicato come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]

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[Martedì 24 settembre 2013 | 08:53 - © Quarrata/news]

1 commento:

  1. quando qualcuno mi chiede "come finiremo?" ho sempre tre reazioni: abbassare la testa, respirare a fondo e poi scrollare la testa... poi cerco di dire parole semplici "sarà dura" "dobbiamo lottare" "ce la dobbiamo fare" e poi in mente mi passano queste immagini http://www.youtube.com/watch?v=6qbGa2S_Yj8 ed ogni volta ritrovare la forza di continuare è sempre più difficile

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