lunedì 29 luglio 2013

ORTI URBANI E COSAP, ALCUNE CONSIDERAZIONI


di Giacomo Del Bino [*]

PISTOIA. In questi giorni sono stati approvati dal Consiglio Comunale due regolamenti, uno sulla concessione di orti urbani, uno su modifiche al regolamento Cosap.
In linea generale, li ritengo due provvedimenti che vanno nella direzione giusta, ma molti sono i dubbi e le critiche che mi sento di muovere.
Iniziamo dalle modifiche al regolamento Cosap. Esse, sostanzialmente, prevedono notevoli riduzioni temporanee del canone di occupazione di suolo pubblico per esercizi commerciali che insistono su alcune aree della città, quelle interessate da recenti provvedimenti di pedonalizzazione o di limitazione del traffico. In teoria, tutto bene. In pratica, rischia di essere un provvedimento spurio, incompleto e “ad aziendam”. Infatti, si contano sulle dita di una mano le aziende che potranno beneficiarne, mentre molte del centro storico e tutte quelle esterne alla cinta muraria sono escluse da tale misura.
Ho chiesto in Commissione Consiliare all’assessore di riferimento, dott.ssa Tina Nuti, se fossero state intraprese iniziative per favorire il commercio anche nelle altre zone del nostro Comune. L’assessore ha risposto che la rete della “Pro-loco” lungo l’asse della Porrettana ha presentato dei progetti per ottenere patrocini ed aiuti e che a Candeglia è stata fatta recentemente una festa per la quale non è stato fatto pagare il suolo pubblico. Risposta immediata, onesta e comprensibile, ma il contenuto non è soddisfacente.
Rimane la speranza che, come richiesto a più voci (anche della maggioranza), entro la fine dell’anno il regolamento in questione sia rivisto nel suo complesso, affinché il nostro Comune non abbia zone di serie “A” (parte del centro storico) e zone di serie “B” (tutto il resto).
Molto più complesso il discorso sugli orti urbani. Mi limiterò ad un paio di considerazioni.
Qui il problema è di contenuto e di metodo.
Andiamo con ordine. Il giorno della discussione in Consiglio Comunale la Giunta ha fatto propri sedici emendamenti del PDL, quasi tutti riguardanti errori formali e grammaticali presenti nel provvedimento. Il quinto emendamento, però, aveva interesse sostanziale, in quanto, con esso, il PDL chiedeva di dimezzare da venti a dieci i punti assegnati a quelle famiglie che hanno un componente disabile che potrebbe interessarsi all’orto. Richiesta legittima, ma che io non approvo.
Il M5S si è opposto – anche perché il punteggio originale previsto risultava essere uno dei pochi accenni alla funzione sociale degli orti – ma l’emendamento è passato senza neppure iniziare un dibattito. Anzi, dalla maggioranza si sono levate un paio di voci di dissenso (nei nostri confronti, ovviamente) e tanta calma, tanta calma piatta ed inascoltabile.
Ho fatto due conti: grazie anche a questo emendamento succede, solo a mo’ d’esempio, che un uomo singolo di 66 anni, in buona salute, ricco sfondato, con qualche ettaro di terreno coltivabile per esempio a Montecatini, sia preferito ad un capo di famiglia di cinquant’anni, squattrinato, senza lavoro e con una moglie e due figli adolescenti disabili che potrebbero condividere l’attività di orticoltura. Se poi, questo padre disperato dovesse essere in possesso di un piccolissimo appezzamento di terreno coltivabile a Ponte della Venturina o in un altro comune limitrofo a Pistoia, allora che questo invidiabile proprietario terriero si scordi per sempre un orto urbano nel nostro Comune.
Com’è possibile che la maggioranza non abbia preso minimamente in considerazione l’opposizione ad un emendamento che avrebbe consentito questo? Come è possibile che, compatta, la maggioranza PD e satelliti vari abbia votato a favore dell’emendamento PDL senza batter ciglio? Cosa pensare? Delle due, una: o c’è un tacito accordo di concedersi qualcosa a vicenda, oppure vengono votati – ma ancor prima presentati – provvedimenti senza sapere di cosa si tratta e le conseguenze che essi comporteranno. Inciucio o sciatteria? Pari sono.
Ancora. Il M5S ha presentato due emendamenti. Senza entrare nel merito e nel contenuto, mi limito ad osservare che uno di essi era stato recepito la volta precedente (in modo informale, in quanto la discussione non era ancora iniziata), mentre la volta successiva, al momento della formalizzazione è stato respinto dalla stessa Giunta che lo aveva informalmente accettato. Perchè è accaduto tutto questo? Roba da circo equestre.
Infine, due parole sull’iter del regolamento, che è stato quanto mai burrascoso.
Da alcuni mesi, l’ex assessore Lombardi – con l’aiuto anche del M5S – stava approntando una revisione del già esistente (ma mai applicato) regolamento sulla concessione di orti urbani. Nella sua ipotesi, tali orti avrebbero dovuto avere un’importante funzione sociale. Non a caso, il nome del regolamento sarebbe dovuto essere “orti sociali di quartiere”. Con l’allontanamento della Lombardi e l’assegnazione delle deleghe a Mario Tuci, le modifiche approntate sono state in gran parte eliminate e siamo, in sostanza, tornati “ai Santi vecchi”, perdendo la funzione sociale ed aggregativa del progetto. Tutto lecito, per carità, ma i risultati lasciano a desiderare.
Ancora. Fino alla vigilia del licenziamento del provvedimento, sembrava dovessero esserci decine di ettari di terreno riservato agli orti, in Candeglia, a Bottegone, alle Fornaci, in collina, in pianura ed in città. Un vero eden terrestre. Poi si è scoperto, il giorno in cui si è licenziato il provvedimento, dopo mesi di lavoro, che le uniche aree a disposizione sarebbero state quelle della Villa di Montesecco (circa 3000 mq, salvo errori).
Non so veramente più cosa pensare.
[*] – Consigliere Comunale 5 Stelle
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[Lunedì 29 luglio 2013 | 16:13 - © Quarrata/news]

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