sabato 22 giugno 2013

MA SAN MICHELE IN CIONCIO CHIUDERÀ AI TURISTI


di LORENZO CRISTOFANI

PISTOIA. Prossimamente non sarà più aperta, ai cittadini e ai turisti, la pittoresca chiesina di San Michele in Cioncio, tra via De’ Rossi e Piazza della Sapienza.
L’edificio, di proprietà della parrocchia dello Spirito Santo, o più propriamente Sant’Ignazio, e appartenente alla serie delle tipiche chiese del romanico pistoiese con la copertura dell’abside in ardesia, ha ospitato la fraternità di cristiani di San Michele in Cioncio, sottoscritta dal Vescovo Simone Scatizzi e dal priore Nelvio Catania nel 2005.

Questa particolare denominazione indica una precisa forma di stare insieme per vivere gli elementi fondamentali della comunità cristiana e fortificare la fede, con precisi fondamenti evangelici.
Ci sono dei legami di reciprocità e vincolanti, sanciti per l’appunto da uno statuto, come nel caso di San Michele in Cioncio, dove furono Nelvio Catania, Daniele Forte e Simone Borchi a costituire la fraternità, che è aperta comunque a chiunque intenda ricevere una formazione di un certo spessore e vivere da cristiano nella chiesa.
Si tratta infatti di una organizzazione “di frontiera”, né parrocchia né istituzione ufficiale, che offre, tra le varie possibilità, la riscoperta del significato autentico della veglia non come fuga dalla realtà ma come sua trasformazione. Non esiste infatti solo la veglia della movida cittadina, per altro limitrofa alla chiesetta, il cui retro è usato troppo spesso come pisciatoio a cielo aperto, similmente ad altre stradine centrali, dai viveurs notturni del centro; esiste anche – ed è piacevole sapere che è attivo – un gruppo di persone, né associazione né movimento che vuole vivere per conto suo, aperto alla coltivazione dello spazio interiore.
Adiacente all’aula una porta conduce in una stanza, sempre di pertinenza della parrocchia, e negli anni è stato ricavato un piccolo bagno, in luogo di una vetusta caldaia. Per ovviare al rigore invernale è stato addirittura predisposto, su parte del pavimento della chiesa, un pannello radiante elettrico, soluzione ottimale dal punto di vista del benessere e della gestione energetico-impiantistica complessiva, eventualmente da esportare, anche nella versione a parete ed infrarosso, in altre strutture del patrimonio ecclesiastico che da anni si trovano in contesti di discomfort, energivori al massimo ed economicamente insostenibili.
In attesa che siano ultimati i lavori di ristrutturazione nei locali diocesani di “Il Tempio”, la fraternità di S. Michele in Cioncio dovrebbe trovare ospitalità presso la chiesa di Santa Chiara, all’interno cioè del Seminario Vescovile.
Ancora un volta torna prepotentemente alla ribalta il tema del patrimonio monumentale di Pistoia, tra restauro riuso e abbandono: si nota in questo caso l’impellenza di far comunicare i principali proprietari di questo patrimonio – parrocchie, Curia, capitolo della cattedrale di San Zeno – affinché, ovviamente d’intesa e in accordo con le istituzioni cittadine e gli enti che potrebbero – e dovrebbero per statuto – valorizzare i beni culturali storicizzati, le tante e varie chiesette pistoiesi potessero avere un utilizzo, se non rispettoso dei valori che le hanno portate alla luce, per lo meno compatibile col contesto medioevale del tessuto urbano. Tessuto urbano, è bene far presente, che sicuramente fino ad oggi e grazie alle fraternità quotidianamente presente, ha potuto mostrare ai visitatori il gioiellino di San Michele in Cioncio – come attestato dal libro verde delle firme all’interno – e che con la sua chiusura perderà certamente un po’ di ricchezza e vivacità.
Per questo più che complesso tema cittadino, in definitiva, una programmazione seria, una forte volontà politica ed una notevole consapevolezza diffusa rimangono il presupposto per rendere propositivo il neo costituito ufficio per la città storica, anche con ricadute turistiche e quindi economiche.
Investire in questo settore con una politica culturale ampia e integrata servirà a rinforzare l’identità territoriale e rendere ancora più attrattiva Pistoia, visto che l’eccellenza e la qualità, tra le poche carte da noi spendibili, sono gli unici investimenti remunerativi nel tempo che mantengano un certo valore aggiunto.
Per la cronaca anche la chiesetta di San Biagino, abbandonata e in condizioni più che precarie, è di pertinenza della parrocchia di Sant’Ignazio/Spirito Santo.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 22 giugno 2013 | 19:09 - © Quarrata/news]

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