domenica 26 maggio 2013

RYOICHI KUROKAWA E IL GIOCO DELLE EMOZIONI VISIVE

di LUIGI SCARDIGLI

AGLIANA. Non ho capito molto. Ma forse, da capire, nel senso intrinseco di comprendere, non c’era molto. Le emozioni, comunque, sono state oltremodo sollecitate, immediatamente, dall’inizio, da quando i due mega schermi accostati sulla parete del Moderno di Agliana hanno iniziato a mandare in onda il programma: un bombardamento.
Le mie impressioni potranno sicuramente solidarizzare con quelle di altri che hanno assistito allo spettacolo. Ma anche no, perché sono convinto che nell’humus dell’autore, Ryoichi Kurokawa, imploda, sistematicamente, la necessità di espletarsi, non di farsi capire. L’evento, del resto, appartiene al programma Giovani sì e che ieri sera ha fatto tappa con questo concerto audiovisivo di imponente sensazione.

Due megatelevisori, uno accanto all’altro, che pare giochino a non funzionare a corrispondenza e intermittenza biunivoca: l’uno che si cristallizza, l’altro che si sbriciola; un occhio sinistro e uno sinistro, un viso che si deforma, un altro che si compiace, un bue prima di essere scannato, un cavallo da pubblicità, uno gnu inseguito da vandali, più che bracconieri, elettroencefalogramma di soggetti bisognosi di trattamenti sanitari obbligatori, risonanze magnetiche di menischi da operare, monitoraggi fetali. E poi, a bordo di un cacciatorpediniere, quelli che sfuggono a qualsiasi controllo radar: l’individuazione della cellula nemica, lo sganciamento del missile, la reale percezione di aver fatto centro.
Una battaglia in 3D, un’angoscia costante e interminabile che la guerra, questa guerra che viviamo ogni giorno e ovunque, finisca. Gli avi dell’autore, di questi massacri, devono aver la memoria ingombra e straziata e ai loro eredi hanno lasciato in dono, ma soprattutto in pegno, l’onere di risolverla, metabolizzarla, vincerla, superarla. Ryoichi Kurokawa, molto probabilmente, ci è riuscito, ma ha dovuto immergersi fino al collo nel dolore del ricordo e dare a questi lancinanti messaggi la colonna sonora, che non poteva che essere un interminabile e indefinibile S.o.s., un frastuono elettronico che solo con l’assunzione di potenti sostanze stupefacenti, chimiche, può essere definito, compreso, raccolto e tradotto in speranza.
Prima della video rappresentazione, sul palco, Expanded Rock, purtroppo.
Durante l’intera serata invece tre bellimbusti (due uomini e una donna) che non hanno interrotto un attimo le loro conversazioni; non sono riuscito a capire di cosa confabulassero, ma spero davvero che una delle prossime notti un’orda di zanzare invada le loro stanze da letto e che per l’intera estate non dia loro tregua.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 26 maggio 2013 | 17:35 - © Quarrata/news]

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