giovedì 2 maggio 2013

IL PROF. IVANO PACI E I FRESH “DI CUI NON SI DEVE PIÙ PARLARE”


di EDOARDO BIANCHINI

PISTOIA. Le 16 si stanno avvicinando a grandi passi e i soci della Fondazione Caripit si apprestano – a quanto pare – a votare e approvare il bilancio preparato, presumibilmente, secondo le direttive specifiche del Chiar.mo Ivano Paci, il Professore delle banche.
Peccato che una vocina carbonara ci abbia scritto una letterina che lascia forti dubbi sulla chiarezza della stesura medesima del bilancio.
Obiettivamente non siamo sicuri di dire cose certe: anche perché, dato che abbiamo fatto il liceo classico e non l’avviamento commerciale come il Chiar.mo Prof. cattedratico, potremmo – per così dire – incorrere in errori di valutazione tecnica. E se così fosse, chiediamo sùbito e umilissimamente perdono e ce ne scusiamo.

Ci resta però, in mano, la soffiata di questa letterina che ci turba e che dice:

«Per quanto riguarda i titoli “fresh”, la cui valutazione avrebbe dovuto essere effettuata al “fair value” (art. 2427 bis C.C.), dove per “fair value” si intende, secondo i principi contabili internazionali, il valore di mercato, viene previsto (nel bilancio della Fondazione – n.d.r.) un semplice accantonamento generico di € 2.000.000,00 (2 milioni – n.d.r.). Maliziosamente in Nota Integrativa viene comunque indicata la valutazione dei titoli in questione al 31 dicembre e quindi, indirettamente, la perdita sopportata che è più alta dell’accantonamento effettuato. Ti domando: qual è il valore di mercato di quei titoli al 31 dicembre con tutto quello che è successo? Quanto pagheresti per acquistare quello che allo stato attuale sembra carta straccia? La risposta equivale alla perdita che doveva, in base ai criteri previsti dalla legge (quadro fedele),  essere imputata a conto economico».

Noi non  capiamo molto la ragioneria, ma… se la vocina carbonara della lettera avesse ragione? Non vorrebbe dire che il Chiar.mo Prof. avrebbe fatto una cosiddetta furbata?
E a questo proposito ci rivolgiamo al collega Fabio Calamati pregandolo di fare, riguardo a questo, una specifica domanda al Prof. Ivano: dato che a lui Paci risponde e a noi, invece, no (forse perché noi abbiamo fatto il liceo classico e lui no: e ne sente la mancanza).
Ad ogni buon conto, se fossimo soci della Fondazione, dinanzi a un’osservazione di questo genere vorremmo vederci molto più chiaro e – con un po’ di coraggio –, prima di avallare qualcosa che potrebbe non essere in perfetta regola, preferiremmo alzare la manina e astenerci: chiedendo, ovviamente, prima, di rimandare l’approvazione del bilancio-Paci fino a dopo una convincente expertise esterna alle stanze del potere.
Riflettere, in molti casi, fa meglio, crediamo.
Che ne pensano gli avvocati Bujani e Turco…?

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[Giovedì 2 maggio 2013 | 14:08 - © Quarrata/news]

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