giovedì 28 febbraio 2013

FONDAZIONE CARIPIT. E VENNE IL GIORNO DEL CONCLAVE IN CUI DISCUTERE DEI 10 MILIONI DI FRESH MPS

Oggi Ivano Paci dovrebbe spiegare quando e come fu acquistato lo stock di ‘cartastraccia senese’ – Intanto l’avvocato Bujani risponde al signor De Matteis che a sua volta ripuntualizza – Ma come funziona la democrazia all’interno dell’organismo diretto dal Professore?

PISTOIA. Ci scusiamo subito per la lunghezza delle botte e delle risposte, ma siamo convinti che essa sia assolutamente necessaria.
E intanto premettiamo che, per poter capire compiutamente quello di cui stiamo parlando, è necessario tenere presenti questi post:
Buona lettura.

L’AVVOCATO ERMANNO BUJANI SCRIVE ALCUNE POSTILLE ALLE POSTILLE DI FELICE DE MATTEIS


Gentile non Dottore ma Signore Semplice Felice De Matteis,
non Le nascondo che la Sua risposta mi ha un po’ deluso. Da “cardinale” mi sono ritrovato “prete” e, nonostante la mia, da Lei riconosciuta, disponibilità a interloquire e spiegare, mi sono sentito accusare ancora e ingiustamente – sempre in forma dubitativa ? – di essere comunque colpevole per avere chiesto il permesso a costruire e quello delle Belle Arti necessari all’intervento edilizio per la costruzione dei posti auto; in più sono stato stigmatizzato per essermi astenuto anziché votare contro la delibera. Sullo sfondo traspare sempre il dubbio che io abbia trafficato con la Fondazione. Lei dice e non dice e ciò dimostra che la Sua non è una penna intrisa nel “veleno” ma solo una penna “ furbastra”.
Se posso fare una osservazione che la può aiutare, non mi sembra che tale Suo comportamento invogli tanto a “interloquire” con il blog.

DA POVERO PROFANO

Mi sono chiesto spesso come funzionasse la democrazia all’interno della Fondazione Caripit.
Forse ho fatto male, perché avrei dovuto semplicemente compiere un atto di fede e credere, senza troppe domande, alle dichiarazioni che il Chiar.mo Prof. Ivano Paci esternò a Montale, in casa di don Firindelli, quando ci spiegò come un cristiano evangelico può e deve avvicinarsi alla politica.
Ma forse il mio limite è che non sono tanto cristiano e neppure tanto evangelico, e che, quindi, non ho saputo né fare strada né altro perché, come un povero San Tommaso, non ho mai creduto se non ho anche ficcato il dito nella piaga (o nelle pieghe di quel che si dice ma non è, o di quel che appare ma non sussiste).
Devo però ringraziare pubblicamente l’avvocato Bujani perché una cosa me l’ha fatta capire con chiarezza, circa l’aria democratica che si respira in Fondazione, con queste due affermazioni: «dopo che i posti erano stati fabbricati, sono venuto a sapere della trattativa e acquisto della Fondazione» e «Sul piano personale avrei preferito che il Presidente mi avesse informato preventivamente…».
Non vo troppo oltre per non allungare la questione: ma se le cose stanno così, la Fondazione si identifica non nei suoi organi, ma nel suo Presidente – e l’avvocato, che è pure buon professionista, provi a convincermi che questo ragionamento è sbagliato. Dunque il Presidentissimo fa e disfa e poi porta a ratifica. E i suoi organi, bene o male, ratificano. E allora, in conclusione, i suoi organi sono fatti di sostanziali alzamano.
Lo ridimostra anche il fatto che oggi, 28 febbraio di Benedetto, di Ivano e di Gao Zu, il Prof. è chiamato al redde rationem dal trio Bujani-Turco-Pieraccioli: che con solare evidenza niente sapevano dell’acquisto dello stock della ‘cartastraccia senese’.
E allora, avvocato Bujani, da povero profano qual sono e con profilo di bassa professionalità rispetto ai pistoiesi doc, mi permetto di dire in tutta serenità: «Dato che le cose stanno in questi termini, mandàtelo a casa l’Imperatore/Papa/Papà! Ha già regnato abbastanza e ha già fatto abbastanza – da quel che mi dite e mi fate intendere – come gli pare. Fategli un trattamento Grillo: ditegli che è circondato. Ogni tanto fa bene, ai cattolici, capire che devono scendere dalla presunzione di aver sempre fatto solo e soltanto bene. Ricordategli che stasera lascia anche Benedetto. Che il Prof. provi a imparare, se ne è capace, un po’ di umiltà da quell’omino bianco che potrebbe sembrare fragile, ma che, ne sono convito, è davvero la Pietra di Pietro!».
Edoardo Bianchini
Nonostante ciò, voglio comunque concederLe di essere in buonafede; mi sarò spiegato male sulla questione da Lei “osservata” in difesa dei denari di tutti e allora per chiarire sono costretto ad una “postilla” alla sua “postilla” con invito alla pubblicazione ulteriore.
Io e i miei fratelli avevamo bisogno di posti auto e abbiamo pensato di ricavarli scavando il terrapieno sotto il nostro giardino di via Abbi Pazienza; abbiamo chiesto i relativi permessi e, quando siamo arrivati a realizzarli, abbiamo ritenuto che il costo fosse eccessivo per le nostre tasche. Ciò ci ha indotto, non avendo nessuno di noi la stoffa del costruttore o dello speculatore, a concludere con l’Impresa Biagini un contratto di permuta: essa ci avrebbe costruito i nostri due posti auto, contro la cessione del terreno, sul quale avrebbe realizzato altri sette posti auto che poi, facendo il suo mestiere, avrebbe provveduto a vendere a proprietari di edifici del Centro di Pistoia.
Così è stato fatto. L’impresa nella sua autonomia ha venduto tutti i suoi sette posti, di cui due alla Fondazione per recuperare le spese (ingenti) e fare il suo guadagno. Io e i miei fratelli non c’entriamo nulla e non abbiamo riscosso alcun “vile pecunia”.
Quando, dopo che i posti erano stati fabbricati, sono venuto a sapere della trattativa e acquisto della Fondazione, le mie rimostranze sono state causate dal timore di essere oggetto di sospetti e accusato di conflitto di interessi. Quindi una ragione di opportunità, non dubbi sulla correttezza dell’affare. Sul piano personale avrei preferito che il Presidente mi avesse informato preventivamente, ma questo non riguarda la sfera pubblica. Ho ritenuto giusta l’astensione pensando che un mio voto contrario si sarebbe potuto interpretare come indice di conoscenza di situazioni poco chiare.
Invece – torno a ribadirlo – tutto si è svolto nel modo più trasparente: la Fondazione aveva bisogno dei posti macchina e li ha acquistati sul mercato a prezzo congruo, come anche Lei ha riconosciuto.
Stando così le cose nella verità, deve ammettere, caro Signore Semplice, che i suoi riferimenti a Scajola e ad Andreotti sono fuori luogo e offensivi. Lei sa bene che altri sono stati i miei maestri al tempo della mia vita dedito alla passione politica. Per me a questo punto può bastare; non sono disposto a dare altre spiegazioni. Lei pubblichi o, se non lo vuole fare, faccia come meglio crede; spero però di confrontarci di nuovo ma ad maiora. Non su banalità di questo tipo.
Già che ci siamo non posso concludere questa “postilla” alla “postilla” senza rilevare il Suo silenzio (assordante) circa il mio invito a fare nomi, cognomi e ad indicare fatti precisi in merito alle velate accuse – anche queste in forma dubitativa? – di irregolarità riguardanti l’acquisto di una parte del Palazzo Sozzifanti da parte della Fondazione. Tale invito serviva e serve ad allontanare dal suo articolo del 22 febbraio 2013 il marchio della disinformazione e della diffamazione. Non averlo raccolto significa “confessione” di non avere in mano nulla e quindi di avere sparato nel mucchio.
Mi permetto di ricordarLe che tirare il sasso e ritirare la mano è comportamento né da Cardinale, né da prete e neppure da sagrestano, sempre seguendo la Sua propensione al linguaggio ecclesiastico. Anche Lei non se ne abbia.
Contraccambio i cordiali saluti
Avv. Ermanno Buiani

FELICE DE MATTEIS SCRIVE ALCUNE POSTILLE ALLE POSTILLE DELL’AVVOCATO ERMANNO BUJANI

Risposta all’intervento che precede

Egregio Avvocato,
dalla Sua del 25 Febbraio 2013: “sappiamo soltanto che il prestigioso palazzo (Sozzifanti – n.d.r.) venne venduto da Caripit ad imprenditori privati i quali hanno realizzato un ampio e costoso piano di ristrutturazione e solo dopo che i lavori sono stati terminati una porzione è stata venduta alla Fondazione. Il conclave non sa nulla di più”. Legga bene, lo ha detto Lei.
Bilancio 2011, pag. 30: Acquisto del piano terra e del primo piano di Palazzo Buontalenti (€. 4.173.278,16): “… i lavori di sistemazione e modifica sono tuttora in corso e sono finalizzati alla realizzazione di ambienti funzionali…,una sala riunioni per il Consiglio Generale, uffici” etc…
Statuto della Fondazione – Titolo II – Organizzazione – Capo III, art. 23 – Consiglio Generale: competenze.
23.1 Sono di esclusiva competenza del Consiglio Generale le deliberazioni concernenti: … k) l’approvazione del bilancio di esercizio e della relazione sulla gestione; o) la definizione delle linee generali della gestione patrimoniale e della politica degli investimenti.
Considerazioni da persona normale:
per quanto sopra scritto mi rimetto alla normale intelligenza di chi legge; per quanto La riguarda, facendo parte dei magnifici 24 del Consiglio Generale della Fondazione, l’acquisizione per più di quattro milioni di euri di una porzione di fabbricato, per quanto nobile e ricco di memoria (che goduria, avvocato, eh?) si configura come un buon affare o, al contrario, come un inutile spreco di risorse altrimenti destinabili? Può ciascuno formarsi su questo problema una propria idea? Non certamente Lei, però, perché candidamente e non perché omnia munda mundis, dichiara, pur essendo tenuto a saperlo, che: “il conclave non sa nulla di più”. Alla prossima, mi mandi il Bilancio ed io lo controllerò gratis visto che chi è preposto o non lo fa o lo fa “alla carlona”. Salvo che Lei non mi dica che era al corrente e che tutto approva: in tal caso – legittima la domanda? – i lavori erano ancora in corso o come Lei dice, già terminati?
Mi scusi, degna espressione di “una sintesi di alto livello della classe dirigente pistoiese”, ma la Sua parte iniziale della lettera dove giustifica l’operazione “9 parcheggi” casualmente posizionati spalla a spalla con la Fondazione e ad essa necessari in numero di due (e questo scrivo senza malizia) e la giustificazione del tutto con susseguenti necessità non bastevoli per le Sue tasche, a me non interessa proprio niente, così come non mi interessa sapere che Lei non ha la stoffa del “costruttore o dello speculatore” (non esiste una decorosa via mediana? O si è costruttori o si è speculatori? Fra le due figure potrebbe metterci una astensione!).
Una cosa è strana, per esempio: ed è che, volendo costruire una casa, prima ci si fa una idea della spesa, poi il progetto, poi i permessi e infine la costruzione; Lei, uno della sintesi etc. etc. prima chiede i permessi, poi chiama la ditta – come da tabellone del precedente post – e poi fa i conti con i suoi dindi e, non bastando i dindi, il finale già lo sappiamo. Si astenga dall’arrabbiarsi: si astenga e basta.
Insomma, la Sua lettera mi sembra, sinteticamente, una excusatio non petita.
Su una considerazione, spero, ci troveremo in accordo: e cioè sul fatto che Pistoia ha norme anche eccessivamente restrittive, non solo sul centro storico, ma anche sulle periferie; per farti aprire una finestra in un comune palazzone c’è burocraticamente da diventare pazzi.
Sono sinceramente contento per Lei che sia riuscito a costruire in pieno centro storico dei garage riconducendo il concetto di salvaguardia dell’ambiente storico/architettonico in un giusto ambito di interpretazione urbanistica: è una considerazione che mi è venuta in mente passeggiando lungo corso Gramsci verso Piazza Mazzini e osservando il leggiadro bowling (io lo chiamo così) intitolato al compianto (da Lei) Aldo Moro ed alla di lui scorta (e qui mi associo). Frutto intelligente e luminoso del Centro Donati.
La finisco qui anch’io poiché, conoscendoci, quando ci vedremo, essendo Lei “una sintesi…” etc. e io un Signore che Le regalerà volentieri il Semplice, possiamo dirci vicendevolmente, in maniera urbana, ciò che scrivere non si può. Perché anche il Prof. Bianchini ha la sua pazienza.
Un’ultima cortesia, in attesa della riunione del 28 febbraio, oggi, data del Conclave, nella quale, Lei ci comunica, parlerete anche dei dieci milioni di fresh, rammenti al Chiar.mo Prof. Paci quel che Cesare disse a Bruto nelle famose idi di marzo: Tu quoque, Brute, fili mi!
Il nome è chiaramente scambiabile.
Non se ne abbia.
Cordialmente
Sig. Felice De Matteis
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[Giovedì 28 febbraio 2013 | 09:40 - © Quarrata/news]

1 commento:

  1. Vorrei chiamarmi Gregor, vivere con l'esoscheletro di un insetto e, volare per applicarmi su un lampadario della sala dove si terrà il conclave della Fondazione. Da lì vedere chi, ma sopratutto come, ha il coraggio di alzare la mano e chiedere dei 10 MLN di fresh!
    Attendo gli sviluppi del buon De Matteis

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MODERAZIONE DEI COMMENTI

Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.