sabato 15 dicembre 2012

POSTE. PROFITTI DA CAPOGIRO, MA SI CONTINUA A TAGLIARE

di MARCO FERRARI

Derisi e sbeffeggiati da uno Stato che guadagna a palate e che rende col bilancino dell’orefice – E domani una manifestazione che chiude la stalla quando ormai i buoi sono scappati

PIANOSINATICO-MONTAGNA. Un attacco a sorpresa, con un incursione fulminea ha decretato la chiusura del piccolo ma utile Ufficio Postale di Pianosinatico. La manifestazione di domani, organizzata prima del blitz – la chiusura era infatti prevista per il prossimo lunedì 18 – dagli abitanti del paese è confermata. Atteso anche il Sindaco di Cutigliano che ha assicurato, durante un’assemblea paesana, la sua partecipazione. Le Poste Italiane hanno nel frattempo iniziato a sgomberare la mobilia dell’Ufficio Postale. Ancora aperto, per oggi, l’Ufficio Postale di Prunetta. Quello di Treppio è invece già chiuso, apriva a giorni alterni e non riaprirà più.

Sempre nella giornata di domani anche i Sindaci di Cutigliano, Piteglio e Sambuca Pistoiese organizzano una manifestazione di protesta alla Lima per le 9:30, all’incrocio tra la ex-statale 66 (troppe ex quassù in montagna e non sono finite) e la statale 12 del Brennero e dell’Abetone. Una politica cronicamente e irrimediabilmente in ritardo su qualsiasi problematica. Una politica che sa muoversi solo a giochi conclusi, dopo che in Regione, Poste e Sindacati hanno siglato e concordato il piano di razionalizzazione. Anche a questo giro abbiamo i Sindaci all’oscuro di tutto perché non interpellati. Ci voleva molto a dare forza a quella piccola iniziativa di Gavinana fatta per tempo e per la stessa causa, organizzata ad ottobre?
Proteste non più per scongiurarne le chiusure, già avvenute, ma per utopistiche riaperture. Il momento è indubbiamente difficile e tutti, siamo chiamati a fare sacrifici per risanare i conti pubblici, compresi quelli delle Poste. Quelli di una società per azioni, quindi privata, il cui unico azionista è però lo stato. Se si razionalizza è per ottimizzare al meglio le scarse risorse.
Si prendano quindi in mano i bilanci pubblicati sul sito di Poste Italiane per constatare quest’amara realtà. La società privata ma pubblica o l’ente pubblico ma privato “Poste Italiane”, macina però non perdite, ma utili impressionanti (vedi).
Nel 2011 le cifre sono da capogiro con così tanti zeri che, abituati all’euro, si fa persino fatica a leggerle.
Il volume d’affari è pari è di 21,7 miliardi di euro. L’utile netto ammonta a 846.000.000,00 di euro, in vecchie lire fa così tanto che le povera calcolatrice rende un risultato esponenziale di 1,63808442×10¹²: per dieci alla dodicesima!
Il risultato operativo, cioè il reddito prima del calcolo delle imposte, ammonta al doppio dell’utile, pari a 1.641 miliardi di euro. La calcolatrice si è, a questo punto, rifiutata di fare la conversione in lire. La differenza tra risultato operativo e utile netto sono imposte e tasse, incamerate dallo Stato.
Nel verbale di assemblea ordinaria d’approvazione del bilancio 2011 (vedi), dopo aver constatato la presenza dell’intero capitale sociale, cioè quello detenuto dall’unico socio, lo Stato, si attribuisce, allo Stato/socio di società privata, il dividendo di 350 milioni di euro. Questo fiume di denaro, fatto d’imposte e dividendi derivanti dall’attività svolta dalle Poste, servirà per finanziare servizi postali alternativi come quello dell’Uncem “Ecco Fatto”, dell’onnipresente Giurlani, istituti per colmare quei vuoti lasciati proprio dalle Poste.
Da una parte il cittadino paga un servizio pubblico, quello delle Poste, svolto da una società privata il cui unico socio è lo Stato, e dall’altra, lo Stato, finanzia altri tipi di servizi per fare quello che Poste potrebbe e dovrebbe fare, ma che, per una logica perversa di reddittività, non vuole più fare.
Chi paga è sempre il cittadino/suddito, spremuto non una ma due volte. E poi preso in giro.

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[Sabato 15 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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