venerdì 19 ottobre 2012

IL VESCOVO: «GIUSTO PRETENDERE LEGALITÀ DAI ROM, MA INTOLLERABILI QUELLE CONDIZIONI DI VITA»


Monsignor Bianchi, a otto giorni dalla visita nel campo di Pontelungo, oggi al Brusigliano e a Sant’Agostino 

PISTOIA. “Giusto pretendere legalità dai Rom, giusto obbligarli a mandare i figli a scuola, giusto che non vivano di “espedienti”, ma abbiamo un dovere anche noi: inserirli in un contesto civile, cancellare condizioni di vita intollerabili”. Così il vescovo di Pistoia, Mansueto Bianchi, in un commento a caldo dopo la visita odierna a due campi “nomadi” nella città che, in realtà, occupano soprattutto uomini, donne e bambini stanziali: quello di Brusigliano e quello di Sant’Agostino (nell’altro campo, Pontelungo, il vescovo Bianchi era stato lo scorso 11 ottobre, invitato dalla parrocchia di Vicofaro, a poche ore dalla solenne inaugurazione, in Cattedrale, dell’anno della Fede. “La fede senza le opere – sottolineò allora Bianchi – è una cosa morta”).

Questa volta mons. Bianchi è stato accompagnato dai direttori di due Uffici pastorali (Marcello Suppressa per Caritas e Selma Ferrali per Pastorale Sociale e Lavoro) e dai loro collaboratori: le persone, in diocesi, più direttamente coinvolte sulle tematiche della marginalità.
Una situazione molto diversificata, quella in cui si è imbattuto il vescovo Mansueto: se il campo in Sant’Agostino “presenta una sua sostanziale decenza anche per quanto riguarda la frequenza dei bambini nelle scuole”, nel campo di Brusigliano “ho potuto constatare un livello di degrado ambientale difficilmente immaginabile da parte di chi non lo abbia visto in prima persona”.
Il vescovo, rimasto colpito dal fatto che i bambini di quel campo non frequentano le scuole e che questo “limita ancora di più le possibilità di un effettivo riscatto umano e sociale”, insiste su un punto che ha anche evidenziato agli stessi rom: vivere nella legalità è un requisito indispensabile, ma insieme a questo monito ne occorre un altro, e stavolta non rivolto ai Rom ma all’itera comunità locale: aiutarli a recuperare una dignità oggi, almeno in quel campo, compromessa.
Il vescovo Bianchi precisa di essere a conoscenza degli sforzi tentati dall’Amministrazione Comunale di Pistoia per trovare un’altra collocazione e di condividere questo impegno (“Caritas diocesana offre certo la sua piena collaborazione”).
Nel campo di Brusigliano le famiglie sono 16 (per un totale di 55 persone). Una richiesta avanzata da quelle persone sta in un aiuto ad acquistare un furgone che servirebbe per raccogliere, nella legalità, metalli e materiali di scarto. 10 le famiglie (per un totale di 50 persone) che vivono in Sant’Agostino. Elevata, in entrambi i campi, la presenza di minori.
Quanto al dato religioso, se in origine queste persone (alcune di loro risiedono lì da quasi 40 anni) erano di fede musulmana, “adesso – sottolinea il vescovo che, in Conferenza Episcopale Italiana, presiede la Commissione che si occupa proprio di Ecumenismo e Dialogo Interreligioso – hanno quasi perso una identità ben definita anche sotto il profilo religioso e questo aumenta i loro problemi”.
Mauro Banchini
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[Venerdì 19 ottobre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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