venerdì 10 agosto 2012

PROSTITUZIONE. UNA QUESTIONE ETICA? «A ME… ME PARE ’NA STRUNZATA!»

di Edoardo Bianchini

«Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività» (Costituzione, art. 53) 

AGLIANA. Sotto casa di uno dei miei più attivi collaboratori, Alessandro Romiti, un paio di prostitute (un trans e una donna) hanno sistematicamente piazzato il loro ufficino serale.
Un paio di giorni fa, poco dopo le 21, sono passato a prendere Alessandro perché insieme dovevamo far visita a persona con cui parlare dei disastri della nostra provincia superdemocratica, supergarantista e superpiddì.

Parcheggio l’auto dinanzi alla sede della Cna aglianese e, mentre vado verso l’abitazione di Romiti, un ‘artigiano/a’ del sesso si avvia a prendere posizione sull’angolo della superstrada.
Premessa numero 1: non mi scandalizzo di niente.
Rincalzo alla premessa: non ho niente da eccepire.
Disposto alla massima tolleranza, non ho niente da dire per chi fa, del proprio corpo, l’arma segreta per sbarcare il lunario nella grande lotta per la sopravvivenza. E qui chiuso. Non intendo stare a discorrere se ciò sia bene o sia male: mi limito a ricordare a tutti (moralisti e immoralisti, cattolici e no) che è così: punto e basta. E che – magari – se in 5.000 anni di storia nessuno è riuscito a cambiare il sistema, ciò significa che, nel sistema, c’è qualcosa che non va – ed è solo un amabile eufemismo.
Alessandro mi ha raccontato di tutto, di più. Lui, con loro (i due che sono stanziali sotto casa sua) dialoga come si farebbe con dei buoni vicini. Perché poi, in fondo, tali sono. Lo stesso Cristo gli rivolgeva la parola senza tanta puzza sotto il naso.
Loro hanno, vicino al proprio front office, un mucchio di sassi e di mattoni.
E perché? Perché i giovinastri perbene, che sbevazzano e guidano sbronzi e puzzolenti di birra come dei caproni, partono, a notte, per delle Strafexpeditionen, spedizioni punitive, che prevedono il lancio di frutta e verdura marcia contro i/le artigiani/e del sesso. Che ovviamente rispondono, per non farla troppo lunga e non chiamare i carabinieri e la polizia – che comunque non otterrebbero niente –, con delle efficaci mattonate sulle auto: perché anche il problema dell’efficienza non è piccolo in quest’Italia che non è mai andata, né mai andata peggio di ora.
Sorrido dinanzi a questo metodo pragmatico, ma di estrema efficienza. Ci rivedo scene da PPP, Pier Paolo Pasolini e ragazzi di vita.
Di fatto io e Alessandro andiamo dove dobbiamo andare. Facciamo quel che dobbiamo fare. Torniamo indietro verso mezzanotte e, all’improvviso, mi scappa un pensiero e chiedo ad Alessandro: «Ma perché noi dobbiamo pagare le tasse e loro, che lavorano a pieno ritmo e non conoscono alcuna flessione del mercato, non versano neppure un euro all’Agenzia delle Entrate, per la quale, tutto sommato, ‘etimologicamente lavorano?».
E Alessandro mi stupisce con una risposta che non fa una grinza: «Sai com’è? Si tratta di una questione etica. È un problema tassarli, questi artigiani, visto il tipo di mestiere ‘inammissibile’ che fanno!». Ah, penso. Visto il tabù, è meglio fare fina ti niente eh?
Il suo ragionamento sembra non fare una grinza, perdìo!
Ma guardiamola, questa cosa, anche da un altro punto di vista: loro che sono lavoratori/trici del nero/al nero sia a livello morale sia a livello fiscale, non solo possono non pagare, ma debbono oltretutto essere lasciati da parte per una questione etica… Tutti gli altri italiani, invece, che non vendono se stessi, ma sono costretti a guadagnarsi biblicamente il pane col sudore della propria fronte, sono alla fine costretti a svendere se stessi pagando le tasse fino all’ultimo bottone, perché, essendo e dovendo essere eticissimi, devono finire spolpati e succhiati per volontà di quel Dracula di Bondi e dei suoi datori di lavoro, perché questa è l’etica nella sua più etica accezione. E la Finanza s’incazza per uno scontrino non emesso per un caffè (€ 1) o per un pezzo di schiacciata che un commerciante regala a uno studente (c’era l’altro giorno sulla Nazione), ma – molto eticamente rispettosa – non pensa affatto di dover agire su ogni colpo da 30 € per prestazioni, diciamo così, ‘voluttuarie’. Eppure i beni voluttuari dovrebbero essere, nella logica e nell’etica dello Stato davvero democratico ed equo, supertassati!
Per la prostituzione si parla di cifre dai 5 ai 25 (troppi, davvero troppi, a mio avviso!) miliardi di euro all’anno di godurie che passano in cavalleria.
Se questo vi sembra giusto – a prescindere dal ‘mestieraccio’ – ditelo voi. Intanto caccino i lilleri e dopo si può anche parlare di etica.
Perché, stando così le cose – come diceva Edoardo Romano dei Trettré (vedi) –, a me… me pare na strunzata!

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[Venerdì 10 agosto 2012 - © Quarrata/news 2012]

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