venerdì 25 maggio 2012

INCENERITORE. ANCORA INQUIETANTI RIVELAZIONI DAL SECONDO PROCESSO


di Alessandro Romiti

PISTOIA. Aveva detto che “l’inceneritore sarebbe stata una casa di vetro” e lo stesso Presidente Fazio, è oggi imputato al processo per violazioni alla procedure di ricevimento dei carboni attivi.
Egli avrebbe garantito un nuovo corso, dopo l’incedente del 2007. Queste le promesse e le dichiarazioni, svolte solennemente davanti ai consigli comunali gremiti di cittadini preoccupati.
Tali dichiarazioni furono peraltro ripetute in occasione della solenne cerimonia “trasparenza” dell’otto maggio 2010, guidata dalla presidente Fratoni.

Ieri mattina la testimonianza dell’ispettore di Pg Fani, nell’udienza penale, ha rivelato autentiche violazioni alle procedure prescritte dall’Aia che, per la loro modalità, non potevano che essere fatte in modo perfettamente considerato e guidato.
È infatti risultato documentalmente che le violazioni erano ripetute sia prima che dopo il più ristretto periodo d’imputazione del procedimento penale: i carboni attivi venivano immediatamente pompati nel silos senza la verifica delle caratteristiche fisico-chimiche imposte dalla certificazione di qualità e dall’Aia.
Non era presente il Pm titolare del procedimento, Dott. Renzo Dell’Anno, sostituito da un magistrato facente funzioni. Le dichiarazioni rese dal testimone hanno permesso di conoscere che ci sono stati certamente due episodi acclarati di comportamento difforme dalla procedura (cioè con le analisi effettuate il giorno successivo allo scarico e non prima) e una ventina di episodi di incompatibilità temporale fra i tempi tecnici necessari allo scarico del polverulento materiale – attestati dagli ingressi autostradali – e in intervalli di 4 ore contro le 7/8 ore necessarie per lo svolgimento delle analisi presso un laboratorio lucchese.
La testimonianza dei due autisti dei camion è stata peraltro dimostrativa dell’approssimazione da sempre contestata al Cis srl: entrambi si ricordavano che i carboni attivi viaggiavano con il documento di trasporto ma non altro documento tecnico (certificato attestante le caratteristiche qualitative del produttore) e che le cisterne non venivano bonificate prima del carico dei carboni stessi.
Anche la testimonianza del responsabile dell’UO ISP dell’ASL 3 è stata davvero inquietante: dopo appena un anno dalla riapertura dopo lo sversamento di diossina del 2007 – per cui sono stati condannati i responsabili Tibo e Cappocci – l’impianto viaggiava in violazione alle procedure dell’Aia sui carboni attivi e questo per la consapevole omissione del controllo dei materiali che – a detta del Cis – erano stati i veri responsabili dell’incidente, per una asserita non conformità dei materiali forniti dalla soc. Gale.
Ma i responsabili non avrebbero dovuto ottemperare al massimo del controllo su detti materiali ritenuti così importanti per la sicurezza dell’impianto?
Le dichiarazioni del sindaco Razzoli – oggi riesumate dagli articoli del periodo – sono davvero imbarazzanti, perché dimostratamente false: “...mi rallegro, perché evidentemente i nuovi dispositivi di sicurezza e le procedure estremamente attente inaugurate dopo il luglio del 2007 funzionano alla perfezione” dichiarò a la Repubblica (8 ottobre 2008) con la consueta disinvoltura – e, oggi, si potrà affermare “con spregiudicatezza”.
Ecco che dunque appare chiara la volontà sistematica a eludere le misure prescritte dalla Provincia per la tutela della salute dei cittadini ignari, purtroppo rassicurati da amministratori poco responsabili, ma bravi a confezionare comunicati strumentali alla difesa a oltranza dell’impianto di Montale.
E allora, i cittadini, di chi si debbono fidare?

Nella foto: L’ing. Gabriele Marchiani guida la delegazione di giornalisti e rappresenta le caratteristiche dell’impianto del Cis nella visita guidata dell’8 maggio 2010.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 25 maggio 2012 - © Quarrata/news 2012]

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