giovedì 1 dicembre 2011

UNA SERIE DI AUTOGOL AL PROCESSO TIBO-CAPPOCCI



PISTOIA-PIANA. I politici sono soliti aprire gli interventi con opportune vaghezze quando introducono l’argomento “inceneritore”, ritenuto come molto complesso e anche scivoloso. L’udienza del processo Tibo-Cappocci del 30 novembre è stata davvero paradigmatica: in essa si sono verificati ulteriori autogol della difesa che, anziché riuscire a far cadere in contraddizione i testimoni, ha ottenuto delle repliche controproducenti e dimostrative altresì della artificiosità delle tesi difensive.

L’avv. Cecilia Turco non avrebbe certo immaginato che un medico Asl replicasse in modo impeccabile e categorico alle domande rivoltegli, rinnegando l’asserita autorevolezza delle indagini epidemiologiche svolte dalla Provincia di Pistoia e pubblicate sul suo sito istituzionale.
Bolognini – interrogato nell’udienza scorsa – espresse con la solita competenza e autorevolezza del ruolo che riveste che “…i dati pubblicati sul sito della Provincia sono parziali e inutilizzabili, perché non riportano né le tipologie di malattie, né il numero dei malati, ma solo i deceduti…”.
Oggi, era la volta del Dott. Gregorini, amministratore della soc. Gale di Milano (che aveva fornito i contestati carboni attivi all’impianto Cia). Questi era già venuto in Toscana per ribadire più volte che i “carboni” niente avevano a che fare con la sciagurata fuoriuscita di diossine.
L’odierna escussione ha quindi permesso di comprendere – se mai ve ne fosse il bisogno – che la procedura di Atp promossa dal Cis era stata avviata in maniera surrettizia, solo al fine di tratteggiare un pretestuoso soggetto responsabile, completamente esogeno alle attività aziendali.
Un avvocato ha tentato di far cadere il teste con una eccezione assai capziosa, peraltro comprensibile ai soli esperti, cercando di far riconoscere come utile – e perciò contrattualmente disciplinante – una normativa tecnica Uni En (però dedicata in modo esclusivo alla depurazione e filtraggio delle acque per uso potabile), che prescriveva maggiori performance dei carboni impiegati. Gregorini, da bravo chimico industriale, ha ben riconosciuto il tranello – incardinato sull’enunciazione di un anonimo numero di catalogo Uni – e ha prontamente ricacciato l’eccezione, facendo così scivolare il postulante avvocato nell’increscioso imbarazzo che colpisce chi viene colto con le “dita nella marmellata”.
Clamorosa la notizia che Cis ha poi avviato, nei confronti di Gale srl un’azione di risarcimento del danno pari a € 1.650.000, fondando la richiesta su di un Atp incompleto – per stessa ammissione del Dott. Elio Cocchi, consulente del Tribunale di Pistoia – causa la mancanza di collaborazione del Cis che quindi, oggi, dispone di un documento completamente ingiustificato all’esercizio di qualunque azione di tutela.
L’odierno dibattimento ha fatto emergere – dalla marea di documenti prodotti – un interessante stralcio della relazione di Atp nel quale, il tecnico coadiutore del Ctu Ing. Valentini stabilisce che l’esame “chemiometrico dell’impianto” (inerente le valutazioni tecniche richieste dal quesito giudiziale) non sarà concluso, e ciò a causa dell’indisponibilità dei dati da parte del Cis (abbiamo già dedicato un post sull’argomento), e che l’impianto è in una condizione d’instabilità.
Lo studio degli atti appena depositati permetterà sicuramente nuove gustose rivelazioni che dimostrano la consolidata tradizione mistificatoria degli inceneritoristi.

Alessandro Romiti
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[Giovedì 1 dicembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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