mercoledì 2 febbraio 2011

SAPERE (E TACERE)


PIANA PISTOIESE. Stamattina i due giornali di cronaca ci riferiscono lo stato dei fatti nel processo contro gli amministratori dell’inceneritore di Montale.
Riportiamo le notizie così come sono apparse.

Inceneritore. Nuova udienza in tribunale
del processo per le emissioni fuorilegge
di diossine e furani
I testimoni del pm confermano:
al Cis sapevano già

MONTALE. Nuova udienza lunedì scorso del processo per le emissioni fuorilegge di diossine e furani dall’inceneritore di Montale. Imputati, l’allora presidente del cda di Cis srl (la società di gestione) Giorgio Tibo, e il responsabile del funzionamento dell’impianto, Maurizio Capocci.
Parti civili si sono costituiti 41 residenti della zona circostante l’inceneritore e l’associazione Legambiente di Pistoia.
Lunedì sono stati chiamati a deporre gli ultimi testimoni del pubblico ministero, che, come gli altri, hanno confermato la tesi accusatoria: al Cis sapevano degli sforamenti; il responsabile del funzionamento, fin dal 6 giugno 2007, e dal 27 dello stesso mese anche il responsabile dell’impianto. Eppure, nonostante i dati delle analisi – eseguite dal laboratorio privato di cui il Cis si serviva da dodici anni – dicessero che le emissioni di diossina e furani erano ben al di sopra dei limiti di legge, l’inceneritore di Montale aveva continuato a funzionare fino al primo pomeriggio del 21 luglio successivo.
Lunedì ha confermato tale versione la dottoressa del laboratorio che, il 12 luglio, portò a mano al Cis la relazione sulle analisi. Relazione che però il Cis rimandò indietro: per farne una unica con quella che sarebbe seguita ai prelievi già in programma per il 17 luglio successivo, spiegò l’azienda.
Prossima udienza, il 6 giugno, quando verranno sentiti i testimoni di parti civili e difese. Il 4 luglio l’udienza dovrebbe essere dedicata ai consulenti tecnici delle parti, mentre il 3 ottobre dovrebbe essere il giorno delle conclusioni.
[Fonte: Il Tirreno. 2 febbraio 2011]

I cittadini
«L’autorizzazione
va revocata»

AGLIANA. Alcuni cittadini, in particolare residenti ad Agliana e nella Piana, hanno presentato negli scorsi giorni al difensore civico della Provincia la richiesta di revoca dell’autorizzazione all’impianto di incenerimento di Montale.
La richiesta di revoca dell’autorizzazione «trova origine – spiegano i portavoce – dall’evidente inquinamento che questo impianto ha causato, e continua a causare, nel territorio provinciale con danni sanitari ed economici rilevanti. Inquinamento che ha comportato anche la contaminazione da diossina di alimenti a livelli anche superiori a quelli che hanno suscitato un vasto allarme in Germania e, ancora più recentemente, nel Mantovano ».
Secondo i cittadini firmatari questa correlazione «è stata riconosciuta da tecnici dell’Arpat di Pistoia e dell’Asl 3, come pure sono note le diverse critiche che più volte sono state rivolte al sistema di gestione e controllo di quest’impianto, a tale proposito è possibile leggere nel sito internet della Provincia le lettere scritte nel novembre 2009 da tecnici della stessa Asl 3».
I cittadini si dicono «fiduciosi dell’azione del difensore civico che ha come compito di esaminare le richieste dei cittadini circa casi di disfunzioni, intese come omissioni di atti dovuti, operazioni irregolari o azioni illegittime, da parte dell’ente provinciale».
I cittadini si sono rivolti a lui perché in gioco è il prioritario diritto alla salute, sancito dalla Costituzione italiana.
M.B.
[Fonte: Il Tirreno. 2 febbraio 2011]

Inceneritore: fuga di diossina
«Tutti i dirigenti sapevano»
Montale: il processo è arrivato al giro di boa

Il processo per la fuoriuscita di diossina e furani dall’inceneritore di Montale ha girato la boa della pubblica accusa e nel tardo pomeriggio di lunedì sono stati esauriti i testi del pm, sostituto procuratore Emiliano Raganella, che ha messo un altro punto fermo sul fatto che i vertici del Cis erano stati avvisati che lo sforamento era già avvenuto già un mese e mezzo prima del 21 luglio 2007, quando l’impianto fu chiuso. Il processo vede imputati l’ex presidente del Cis, Giorgio Tibo, difeso dall’avvocato Cecilia Turco e il responsabile dell’impianto, Maurizio Capocci, difeso dall’avvocato Andrea Niccolai.
Fra i testimoni ascoltati dal giudice unico Rosa Selvarolo la dottoressa Monia Serratore, dipendente del laboratorio Idroconsult di Calenzano che, all’epoca, effettuava le analisi per il Cis. La dottoressa abita a Montale e ha affermato che lei stessa aveva avvisato Maurizio Capocci dello sforamento rilevato il 6 giugno del 2007 sui campioni prelevati il 3 maggio. Su contestazioni la dottoressa ha anche aggiunto che, per lei, i risultati non erano dubbi, ma attendibili. E aveva deciso, abitando a Montale (circostanza già riferita nel corso dell’udienza del 29 ottobre scorso), di consegnare lei stessa i risultati delle controanalisi, che furono disponibili il 27 giugno e confermavano i primi. Quei valori, com’era già emerso nel dibattimento, in quindici anni di attività dell’inceneritore, non si erano mai verificati. Monia Serratore portò la busta alla guardiola dell’impianto, ma la busta le fu riconsegnata perché, nel frattempo, era stato deciso di effettuare un altro prelievo. È stato quindi nuovamente interrogato anche il direttore dell’Idroconsult, il dottor Arthur Alexanian, apparso elusivo in un primo momento, è stato ‘ammonito’ dalla dottoressa Selvarolo che gli ha ricordato che il reato di falsa testimonianza, in aula, si configura anche con la reticenza, e che ha infine riconfermato di aver comunicato al Cis gli esiti delle analisi del 6 giugno e quindi l’avvenuto sforamento. Il giudice Selvarolo ha quindi stabilito il calendario delle udienze che porteranno alla conclusione del dibattimento: 6 giugno per tutti i testimoni residui; 4 luglio per i consulenti; 3 ottobre possibile discussione, con una data appoggio per il 7 novembre.
lucia agati
[Fonte: La Nazione. 2 febbraio 2011]

Alla luce di queste notizie, pur se occorre procedere con le dovute cautele perché non è la prima volta che, nonostante testimonianze e prove, alla fine le cose si sono ribaltate e le conclusioni sono state tutt’altre, resta il fatto che dal quadro sembrerebbe di dover parlare di una estesa rete di reticenze, ovviamente a danno delle popolazioni residenti nella piana.
Non si dimentichi un altro aspetto, che sarà stato anche casuale, ma che comunque fu concomitante: gli eventi di cui si parla si verificarono – se non andiamo errati – nello stesso momento in cui a Quarrata si svolgeva il ballottaggio per l’elezione del sindaco. E si ricordi anche il sindaco di Quarrata ha sempre negato la pericolosità degli eventi.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Mercoledì 2 febbraio 2011]

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